Napoli possiede una ricchezza ineguagliabile. Il popolo partenopeo –magicamente- trasforma ogni evento o periodo ad esso favorevole in ORO. L’oro di Napoli è un film di Vittorio De Sica con Eduardo De Filippo, Totò, Sophia Loren, Paolo Stoppa, Silvana Mangano. Il film, tratto dall’omonimo libro di racconti di Giuseppe Marotta, è diviso in episodi interpretati da ottimi attori: una pizzaiola cerca affannosamente un anello che ritroverà in una pizza, un nobile è costretto a sfogare il vizio del gioco, che l’ha rovinato, in partite con un ragazzo, un “professore” dà preziosi consigli a chi glieli richiede, un uomo che ha spinto al suicidio la sua ragazza, per scontare, sposa una prostituta, un “pazzariello” è costretto a subire le prepotenze di un guappo. Un film che narra anche le peripezie e l’atavica condizione di un popolo che è costretto a vivere di speranze in una prospettiva che lo renda maggiormente partecipe a successi e gratificazioni varie che merita ampiamente.
L’Oro di Napoli è sempre attuale e presente in ogni settore del quotidiano ed anche nel calcio dove squadra e città si identificano in un’unica realtà sperando che la passione possa prevalere su interessi e varie prepotenze o ingiustizie.
L’era Maradona ha rappresentato e rappresenta, tutt’ora, un’icona riguardante un Mondo che –in Italia- pochi comprendono: la cultura del ‘bello’, di uno spettacolo unico ed ineguagliabile che rende giustizia ad un popolo che ha sempre dovuto subire una situazione ambientale, politica ed amministrativa, poco favorevole e penalizzante, dall’Unità d’Italia che avvenne in quel remoto passato e che coincide con una data immortalata nei libri di scuola e non sempre spiegata, insegnata e commentata nel modo giusto: 1861.
Ebbene, dall’epoca calcistica maradoniana, la squadra partenopea ha vissuto periodi altalenanti con la conquista di qualche Coppa a livello nazionale. La presenza di grandi giocatori ha deliziato i palati fini degli addetti ai lavori e della tifoseria azzurra, ma il sogno di una città intera non si è ancora realizzato con la conquista di uno Scudetto che manca da Napoli da ben trentadue anni.
Non favorito dalle Dea Bendata in molte circostanze, dall’andamento di alcuni campionati di serie A molto, ma molto chiacchierati (vedasi il torneo concluso dal Napoli di Maurizio Sarri, con 91 punti), da alcune decisioni programmatiche societarie ed altro, all’Ombra del Vesuvio si attende –con pazienza e sopportazione- che l’auspicato evento avvenga nel più breve tempo possibile.
Nell’attuale stagione, per merito di una inversione di rotta da parte del Presidente Aurelio De Laurentiis, il Napoli –autore di una programmazione oculata e tesa a vincere- viene riconosciuto all’estero quale squadra tra le migliori in Europa. In Italia tale riconoscimento viene minimizzato per motivazioni intuibili senza che l’applicazione mentalmente si eserciti in un modo esagerato: basta solo osservare ciò che la squadra esprime sui rettangoli di gioco italiani e continentali.
Anche i poteri forti e coloro che vorrebbero il perpetuarsi dell’egemonia delle squadre del Nord, dovrebbero rendersi conto che il trionfo del Napoli -nei tornei nazionali ed europei- porterebbe più linfa ad un calcio nostrano che ha perso molto terreno negli ultimi anni.
Non volendo credere che chi gestisce il calcio italiano voglia auto penalizzarsi e non cogliere l’occasione che si presenta con un ‘’NUOVO CHE AVANZA’’, ci si augura che il Napoli – al pari di tutte le altre squadre italiane – venga protetto e garantito con lo svolgimento di un campionato regolare ovvero molto, ma molto meno chiacchierato dei precedenti.
Per far crescere l’Italia -in ogni settore- bisogna far emergere le varie potenzialità presenti su tutto il territorio nazionale. Ed allora, diamo l’opportunità a tutti coloro che amano il calcio di poter ammirare –tranquillamente- le gesta di un Leao o di Giroud al pari di quelle Osimhen piuttosto che di Kvaratskhelia o di altri campioni appartenenti ad altri club.
Garantire tutti i club e dare ad essi pari opportunità: se ne conosce il significato? Con la certezza che la risposta sia positiva, è importante rimarcare che in uno Sport professionistico è obbligatorio, STUDIARE, aggiornarsi e rendere ogni azione trasparente oltre ad attuare metodi adeguati ad uno svolgimento di un regolare campionato che -a termine stagione- premi la meritocrazia e non lasci adito a recriminazioni dovute ad eventi inopinati e inquinati da vari errori, anche se involontari.
Vincenzo Vitiello per TerzoTempoNapoli.Com