Devi trovarci per conoscere la cultura popolare dei piccoli borghi dispersi sui monti Alburni; un agglomerato di persone che contano più di mille fino ai quattrocento abitanti, molti turisti si affacciano sul Cilento per trovare una tranquillità diversa dalla città frenetica e stressante.
Così vedi le persone accalcate lungo i piccoli esercizi commerciali, seduti a chiacchierare, a dibattere su quello che si potrebbe fare e non si è fatto. Se chiedi un’ informazione ognuno conosce l’altro; la storia, il personaggio, il suo percorso quasi ad aspettare il giorno dopo che un nuovo episodio traccia la linea precedente per aggiungere alla nuova.
Rimango nel silenzio attonita ad osservare ed ascoltare, poi eccomi a scrivere lunghe storie, di fatti straordinari che in città non ho mai valutato.
Forse perché in città ognuno cerca di fare il meglio per crescere in carriera, organizzando la propria vita perché sia più redditizia, tempo per stare fuori ai circoli non ne hanno; in città non trovi gruppi separati o politici che stanno li a pensare come fare per ottenere l’approvazione degli altri, magari lo fanno diversamente impegnandosi in eventi culturali, attivandosi in alcuni servizi di pubblica utilità.
In questi piccoli borghi, quasi spopolati, ti accorgi come quei pochi vorrebbero rivoltare il mondo; non parlo solo del mondo politico, ma del proprio. Ognuno ha una storia intrecciata, di famiglie allargate, di cuori abbattuti, di matrimoni spenti e poi rivalutati, sembra che manchi la serenità nel cuore di ognuno.
Quindi per uscire fuori dai loro schemi di sofferenza emotiva, si inoltrano in tante vicende ancora più complicate. Il principio della resilienza manca totalmente, quella capacità di trasformare un evento traumatico in qualcosa di positivo; l’era internet potrebbe essere uno stimolo per determinati individui che si lasciano morire dalle loro traversie, vederli seduti e sconfitti nelle piazze per il turista cittadino crea un groppo alla gola e non lascia una buona impronta del luogo anche se fosse un Patrimonio Unesco.
Intanto internet potrebbe fornire elementi positivi, come corsi di lingua, informatica, artigianato, letteratura e tanto altro. Ma la priorità toccherebbe principalmente alle istituzioni che poco fanno in questi piccoli borghi, occuparsi di famiglie disagiate, prendersene cura a trecento sessanta gradi è utopia, le lotte intestine diventano silenziose solo quando sono di natura politica e personali con la speranza di occupare un posto di rilevanza per risolvere problemi vecchi di una generazione e mai vengono risolti.
L’approccio alle conoscenze e allo studio per una rinascita rimane lontano, un rinnovamento può realizzarsi solo se ci sono i giusti requisiti e le dovute competenze. Continuerò a scrutare alcuni avvenimenti, anche basita e senza intervento, nei monti Alburni e nei piccoli borghi la loro cultura si disperderà nel nulla se le istituzioni non faranno sentire la loro presenza e la capacità della loro esperienza. (Tilde Pierro)