In occasione del viaggio di gruppo organizzato nell’isola di Capri, da una valente associazione napoletana chiamata Loro di Napoli, partecipando non solo come turista ma anche in qualità di giornalista, ho potuto cogliere il piacevole momento di visitare il Museo Della Casa Rossa. Questo edificio che ho visitato molto volentieri, particolare simbolo di Anacapri, situato sul corso principale, in Via Giuseppe Orlandi N°78, risale al periodo ottocentesco. Questa struttura fu costruita per volere del colonnello americano John Clay MacKowen (1842 – 1901) tra il 1876 e il 1899 sul fianco di una torre aragonese della fine del Quattrocento. Il colonnello, ricco cittadino di New Orleans, miscelò vari stili architettonici e usò la sua dimora per raccogliere e proteggere i reperti archeologici ritrovati sull’isola. Questo personaggio dalla stravagante personalità, eroe della guerra civile americana, proprio come Axel Munthe, medico svedese vissuto nell’isola, era amante del collezionismo. Dando un primo sguardo all’ingresso del museo è possibile notare un’iscrizione incisa sopra la porta sulla quale è impressa la parola araba “inshallah”, che tradotta in italiano significa se Dio vuole. Sul portale è riprodotta la scritta “kaire o polita apragopoleos”, ovvero, salve cittadino della città dell’ozio, essendo, per molte importanti personalità che vissero sull’isola di Capri, luogo di svago, come fu anche per l’imperatore romano Tiberio, il magico posto isolano della Capri antica nel quale ritirarsi nell’ozio lontano dal caos della capitale, infatti l’isola di Capri è detta l’isola di Tiberio. La casa, diventata poi museo in un secondo momento, ha subito attratto la mia attenzione, perché, oltre ad essere visibile per il suo colore acceso tra gli edifici dalle tonalità più sobrie e le bianche abitazioni circostanti, fa da da contrasto visivo. Il mio occhio è caduto su un particolare che ha rapidamente richiamato alla mia mente, il ricordo del mio viaggio in Marocco nelle varie città imperiali. Questo dettaglio è la finestra ad arco moresco detta a ferro di cavallo, chiamata in spagnolo arco de herradura, ed è la tipica conformazione architettonica distintiva nel mondo arabo, utilizzato dai Visigoti, che si trova sulla facciata principale dell’ingresso, alzando lo sguardo verso l’alto. Successivamente mi sono accorto che il museo, dal suo evidente colore rosso Pompeiano, tipica pittura degli importanti edifici Campani, ha una somiglianza con le sfumature usate per dipingere gli edifici nelle città marocchine. Se visitiamo il Marocco possiamo notare queste tonalità rossastre ma anche se visitiamo la città di Granata, in Spagna ad esempio, e ci soffermiamo nel guardare L’Alhambra, complesso palaziale andaluso del Sultano con le sue influenze arabe, ci accorgiamo di queste simili tonalità, infatti il termine Alhambra, tradotto in italiano significa la rossa, potendo così associare queste affinità stilistiche. Il percorso della visita guidata è stato molto piacevole e grazie alla suggestiva presentazione video immersiva, dentro la stanza con luci soffuse, avvolti da una voce narrante, suoni della natura e reperti archeologici subacquei tutti intorno, è possibile rivivere le sensazioni di un tempo passato. Inoltre ciò che ha toccato la mia sensibilità è stato conoscere il personale e la loro realtà perché, la cooperativa La sciuscella di Anacapri, impegnata nel sociale e nelle attività di solidarietà, gestisce il museo, con l’aiuto del comune di Anacapri, dando così l’opportunità, sotto la supervisione di adulti, di disporre persone giovani con disabilità per impegnarli nelle attività culturali. Ad assistere i visitatori ed accompagnarli durante la visita come guide sono proprio loro, questi giovani, che con molta delicatezza, compiono bene questo lavoro. Questa cooperativa sociale, è volta a sviluppare, attuare e promuovere progetti seguendo politiche d’inclusione sociale e culturale, funzionali all’integrazione tra comunità e territorio. Lodevoli sono queste associazioni che con l’aiuto delle istituzioni sono in grado di compiere gesti di solidarietà in tempi in cui le discriminazioni sono ancora evidenti dentro il tessuto sociale. Ci auspichiamo che queste iniziative possano coinvolgere sempre più associazioni locali in sinergia con gli aiuti delle istituzioni affinché si dia un contributo costruttivo per migliorare maggiormente le realtà territoriali più deboli.
"L'Informatore" | Testata giornalistica di Tele Futura
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